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sabato 13 febbraio 2010

"CRISTO SI E' FERMATO A EBOLI"

CARLO LEVI
EINAUDI 2005 COLLANA "EINAUDI TASCABILI. SCRITTORI"



L'opposizione ad un regime, autoritario e violento, quale quello incarnato dal duce del fascismo italiano, Benito Mussolini, costò ad intellettuali, lavoratori, sindacalisti, militanti politici, una pena, diversa da quella estrema della scomparsa fisica, ma altrettanto difficile da accettare: il trasferimento coatto verso località assai distanti dalle originarie, sotto stretta sorveglianza delle milizie e della polizia segreta del regime, il confino.
Lo scrittore torinese, Carlo Levi, antifascista legato al movimento "Giustizia e Libertà" fondato da Carlo Rosselli, fu tra i destinatari della misura interdittiva: trasferito in Basilicata decise, a diversi anni di distanza dai fatti, di narrare la sua personale esperienza.
Il piccolo borgo di Gagliano divenne, così, una piccola e remota "nuova patria", analizzata dallo scrittore fin nei minimi dettagli: una micro-società totalmente antitetica a quella cittadina, regolata da tradizioni e rapporti umani amorfi rispetto alle consuetudini imposte dal potere politico, all'interno della quale Levi assume tutti i connotati di un sociologo interessato ad agire in un conglomerato civico divenuto, man mano, sempre più raro.

"Il problema era più difficile di quanto non credessi: e non perché mancassero donne a Gagliano, che anzi, a decine si sarebbero contese quel lavoro e quel guadagno. Ma io vivevo solo... e nessuna donna poteva perciò entrare, da sola, in casa mia. Lo impediva il costume, antichissimo e assoluto, che è fondamento del rapporto fra i sessi" (Carlo Levi) 


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