"I PIRATI DEI CARAIBI"
ALI TARIQ
BALDINI CASTOLDI DALAI 2009 COLLANA "I SAGGI"
Nella visione tradizionalmente imposta ai futuri cittadini sudamericani gli USA sono stati dipinti alla stregua di una potenza, economica, politica e militare, da sempre intervenuta negli "affari" interni dei governi "latinos": basti pensare all'appoggio riservato, dal governo statunitense guidato da Richard Nixon, ai militari cileni, capeggiati dal generale Augusto Pinochet, destinato a "straripare" nel golpe dell'11 Settembre del 1973, causa del suicidio dell'allora Presidente della Repubblica, democraticamente eletto, Salvador Allende.
Tariq Ali, studioso britannico, pur prendendo spunto, soprattutto per il titolo dell'opera, da un'ambientazione consueta, ad emepio, allo stesso Emilio Salgari, narra "il mutamento dell'esistente" imposto dal voto popolare in Stati dal tetro passato: Venezuela, Bolivia ed Ecuador.
Le descrizioni dei presidenti Ugo Chavez, Evo Morales e Rafael Correa, rappresentative di una volontà di totale emencipazione dalla potenza dominante, cercano di illustrare il profondo scossone inferto alla società civile sudamericana: per la prima volta da anni libera di poter esprimere, anche mediante l'esercizio del diritto di voto, una scelta veramente "rivoluzionaria".
Al pari di moderni "pirati", infatti, i nuovi arrivati sono costantemente dediti alla causa del radicale mutamento sociale, da perorare attraverso il favore delle masse, ottenuto mediante la definizione di politiche sociali tutte riuvolte in direzione delle classi più in difficoltà.
La "ventata di sinistra" della zona sud, così, struttura un metodo, politico-economico e sociale, antitetico al liberismo ed all'individualismo nord americano.
Le velleità neocoloniali a stelle e striscie, così, si infrangono sulla chiglia del velerio condotto da alcuni "bucanieri" del terzo millennio.
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